La storia di Yoga di Pina Russo: da nostra allieva a copywriter ufficiale di Come Fare Yoga
Pina Russo: in primis una nostra allieva, poi diventata ufficialmente la penna del nostro blog dedicato allo Yoga. Dalle sue parole scopriamo come è cambiata la sua vita dopo lo Yoga.
Come è cambiata la mia vita dopo lo Yoga?
Quando scoprii di essere incinta rimasi di sasso. Non perché fosse inatteso o non voluto, ma perché ormai avevo perso le speranze.
Era un anno che ci stavamo provando, io e il mio compagno, ma niente accadeva.
E avevamo deciso di comune accordo che il mese del mio compleanno, sarebbe stato l’ultimo utile.
L’età di entrambi incalzava, e non volevamo spingerci oltre.
Il mio compleanno cade a febbraio.
A novembre scopro di essere in attesa.
Praticamente 3 mesi prima del termine che mi ero data.
Inutile dire che una valanga di emozioni mi travolse. Alcune bellissime, altre orrorifiche.
Sarei stata un genitore all’altezza? E se le finanze fossero scarseggiate? E se la salute mi avesse abbandonato?
Insomma, tutti i classici dubbi che attanagliano le neomamme, soprattutto quelle non più giovanissime.
Man mano che il tempo della gravidanza trascorreva il corpo, com’è giusto che fosse, cambiava.
Il ventre cresceva, la ritenzione idrica affiorava, il dolore a schiena e gambe si faceva via via più frequente.
Per fortuna però i capelli s’infoltivano e fortificavano, la pelle si illuminava, gli occhi a detta di tutti brillavano.
Insomma, tutto procedeva in un modo abbastanza classico.
Come quando arrivò l’insonnia –e mi giravo e rigiravo nel letto quasi fino al mattino. E inondavo il cuscino di lacrime senza un motivo preciso, salvo poi ridere di tutto e addormentarmi beata all’alba.
Dovetti prendere degli antiacidi, perché avevo bruciori allo stomaco abbastanza costanti.
Poi vennero dei crampi al basso ventre, che mi costrinsero ad un periodo di riposo.
Quando arrivò il momento del parto, come molte, fui sollevata, perché il pancione cominciava ad essere un peso consistente. Ma soprattutto perché volevo vederlo. E sapere come fosse, a chi di noi due genitori maggiormente somigliasse.
Vennero poi i momenti veramente duri.
Quelli delle notti insonni e infinite.
Delle coliche continue.
Delle poppate e dei rigurgiti.
Della stitichezza e delle perette.
La vita procedeva, veloce o lenta non lo capivo.
A volte mi pareva che i giorni fossero sempre uguali tra loro. Tutti per lui, e solo delle briciole per me. E sempre cadenzati da una stanchezza che diveniva atavica.
Altre volte, guardandolo, sembrava che giorni mesi anni volassero. Che non facessi in tempo ad imprimermi ogni centimetro del suo corpo e del viso nella mente che già fossero cambiati.
L’angioma rosso vivo con cui nacque sul petto, a tre anni era ormai appena visibile.
Non era solo mio figlio che a volte stentavo a riconoscere –perché ormai oltrepassava con la testa il bordo di tavoli e mobilio-, ero soprattutto io che non mi riconoscevo.
Non ero più riuscita a riprendere la forma del pre-parto.
Avevo qualche chilo in più del solito, per fortuna giusto un paio, ma avevo perso di tonicità, soprattutto a livello addominale.
Schiena braccia e gambe erano sempre sotto sforzo, perché il piccolo continuava a voler stare in braccio piuttosto di frequente, anche se ormai tanto piccolo e leggero non era più!
E nel frattempo perdurava l’insonnia “indotta”, perché di notte lui si agitava come un cavallo nel sonno ed io sembravo ormai una piuma che al primo alito di vento vola via…
Il tempo dedicato a me era diventato un lusso.
Ancora faticavo ad andare dal parrucchiere con regolarità.
Le uscite con le amiche erano un ricordo lontano.
Di palestra e attività fisica nemmeno l’ombra.
Guardavo alle mie giornate e vedevo una specie di casalinga disperata che faceva i salti mortali per portare avanti una casa, un figlio piccolo, due cani, e un lavoro.
Ad un certo punto mi è parso di vivere solo un susseguirsi di stress, più o meno grandi, uno dietro l’altro.
Perché con la scuola non è che fosse andata meglio. Anzi.
Come nella migliore delle tradizioni, mio figlio riusciva a fare una settimana di frequenza e due-tre di assenza, con malanni continui che ci inchiodavo agli apparecchi dell’aerosol e del rinowash, ormai in pianta stabile sul piano di lavoro della cucina (planetaria e friggitrice scansatevi proprio!).
Eppure, è stato esattamente grazie alla sciagura delle adenoidi ingrossate –”Signora il bimbo ha bisogno di fare il mare”- che è arrivata la mia salvezza.
In spiaggia andavamo a giugno e di primo mattino –aria buona, poca gente, nessuna confusione.
Uno di questi mattini ho visto una donna seduta sulla sabbia a gambe incrociate.
Di fronte a lei altre tre donne e due uomini.
Tutti imitavano i suoi gesti.
Straordinariamente concentrati, eppure incredibilmente rilassati.
Che diventavano gabbiani, sole, vento, mare.
Che trasmettevano con le mani, i piedi, i volti e i corpi grazia, energia, forza e flessuosità.
Sono rimasta a guardarli per tanto, lungo tempo. Fino alla fine.
E mi sono detta che anche io volevo essere forte e flessibile al tempo stesso.
E volevo essere gabbiano.
E sole. Vento. Mare.
Approfittando dei soliti 90 minuti di pace giornaliera (il pisolino pomeridiano di mio figlio) ho soddisfatto le mie curiosità in rete. Dipanato dubbi, acquisito un minimo di consapevolezza.
È così che ho cominciato il mio cammino nello yoga.
Che è un cammino dentro e fuori di me. E dentro il mondo.
Oggi, a distanza di mesi, il peso di un corpo che non riconoscevo più ha smesso di essere quello dei chili.
Ha smesso di essere pesantezza e inadeguatezza per diventare radicamento. Ancoraggio. Bilanciamento.
Oggi, grazie alla respirazione, alla concentrazione, alle posizioni, vedo un ventre che si rassoda e un corpo intero che si tonifica.
Le braccia le gambe e soprattutto la schiena rafforzarsi e smettere pian piano di dolere.
Sento un sonno che arriva più facilmente.
E sento soprattutto rinvigorirsi lo spirito.
Quando concedo quel tempo alla disciplina lo stress si allevia. La fatica si attenua.
Guardo alla giornata con occhi di maggiore indulgenza e non con la mia solita severità.
Apprezzo quello che ho, non rimpiango ciò che non ho più, desidero quello che ancora non ho ma senza che questo desiderio divenga spasmodico.
Lunga è la strada, ma sono certa che sia quella giusta…
PINA RUSSO

Grazie a Michele, Bianca e Pina, siamo diventati una fonte autorevole dove migliaia di persone scoprono lo yoga e cambiano le loro vite.
La nostra insegnante di riferimento




Ciao sono Bianca !
Creo percorsi di allenamento su misura
Amo lo Yoga e vivo in funzione di esso.
Grazie allo Yoga ho riscoperto me stessa in un modo che credevo non possibile.
Prima mi ha aiutato a ridurre lo stress, poi a migliorare il mio corpo e la consapevolezza verso quello che volevo diventare.
La condivisione della pratica con altre persone mi ha inaspettatamente sorpreso. Era quel tassello che mi mancava per capire che avrei vissuto di Yoga.
Le mie lezioni sono personalizzate in base alle esigenze dei miei allievi. Amo spaziare creando lezioni sempre nuove e stimolanti.
Spero di vederti a lezione.
Voglio scoprire il vostro metodoInizia a praticare Yoga nel modo corretto